Venezia, crocevia di diverse etnie, ha avuto la fortuna ed il pregio di assimilare le culture che mano a mano andavano insediandosi, apportando ancor più libertà mentale e moltepilici religioni e capacità di confronto culturale e religioso appunto.
Una delle etnie più importanti fu quella dei Greci, i quali ebbero il permesso nel 400 di erigere una Schola ed una chiesa ortodossa (tutt’ora tale): attorno a queste istituzioni sorsero i vari edifici della comunità, come abitazioni, scuole di devozioni, un ospedale, l’archivio , l’università ed il cimitero presso le absidi della chiesa.
Tutto il complesso si estese in una zona tra il rio detto appunto “dei Greci” e il rio della Pietà, con una toponomastica riferita costantemente alla nazionalità degli abitanti; ponte, salizzada, calle, ramo primo e secondo detti sempre dei Greci.
Nella parte interna gli edifici di abitazione si addensavano alti e compatti, quasi come nel Ghetto ebraico.Quindi venne eretta la chiesa dedicata a S. Giorgio, i lavori vennero iniziati nel 1539 su progetto di Sante Lombardo e continuata da G.A. Chiona, e venne consacrata nel 1561, seguita dalla costruzione della cupola nel 1571.
L’interno è a una sola navata ma aninmata da un matroneo sopra la porta d’ingresso, dalle tre cappelle sul fondo e dall’inconsueta presenza dell’iconostasi caratteristica del rito ortodosso. Tra la ricca decorazione e le numerose opere d’arte greca è conservata un’antica icona del Cristo Pantacroce (inizi del XIV secolo) trasportata a Venezia poco prima della caduta dell’impero bizantino (1453).
Sull’angolo meridionale del sagrato sorge il campanile pendente, costruito nel 1587-92 da Simone Sorella: verso l’ingresso del recinto si trovano due importanti costruzioni del Longhena eseguite nel 1678: la Scuola di S. Nicolò ed il Collegio Flangini.
E qui sono esposte numerose opere di artisti originari dell’isola di Creta giunti a Venezia nel XV secolo e che dettero vita, fino al XVIII secolo alla cosiddetta “Scuola Veneto Cretese”: essi erano conosciuti come i “Madoneri di Rialto”perchè li avevano le loro botteghe; nella loro pittura la tradizione bizantina viene temperata proprio da caratteri propri dell’arte veneta: i madoneri rappresentano quindi un inserimentio stabile dell’ambiente veneziano di individualità straniere portatrici di un filone diverso dall’arte locale.
E a questo ambiente appartenne pure, per qualche tempo Domenikos Theotocopolous (1541-1614) detto El Greco, che, giunto a Venezia attorno al 1565, sotto l’influenza di Tiziano, Veronese, Tintoretto e Bassano trasformò completamente il suo stile ancora legato alla pittura bizantina , e così , beneficamente “contaminato”da questi maestri, così sopraffini e moderni , si trasferì in Spagna verso il 1576.Ma molto inportante fu, d’altra parte, la presenza della cultura greca per tutto lo sviluppo dell’umanesimo e del Rinascimento Veneziano.
Il contatto della cultura greca e di quella veneziana dette i suoi favolosi frutti che resero Venezia, i suoi artisti e le sue opere d’arte la cultura dominante in un’Europa che la considerava come un faro di libertà anche di espressione e di idee, centro dell’editoria e del libero pensiero: la Serenissima come esempio di anelito verso una unione di etnie, culture e fruttuoso scambio di informazioni, idee e pensieri!