Della storia di Venezia, oltre all’arte, la musica , i gabbiani,i colombi, i gatti e i cani da burcio, fanno parte anche i topi: chiamati pantegane.
Tutto il tessuto sociale la vita stessa di questa città unica ha a che fare con questi animali, diffusi in tutto il mondo (basti pensare a New York) con un rapporto di uno a quattro rispetto agli abitanti effettivi: la storia stessa e l’arte, legata così strettamente alle epidemie di peste che portarto all’erezione di opere d’arte straordinarie come la chiesa della Madonna della Salute, ed alla chiesa del Redentore, con le evocazioni che fanno parte proprio del costume stesso dei veneziani hanno contribuito all’unicità di questo insieme di isole che divennero un tutt’uno.
Non a caso i veneziani importarono i gatti dalla Dalmazia…un popolo, una città straordinaria, un danno terribile che poi divenne risorsa…e quindi, dalle tenebre stesse delle reti fognarie, dal buio dei magazzini umidi , direttamente a contatto con le basi e le fondamenta dei palazzi più lussuosi e delle case più umili, ricettacolo tutt’ora di questa razza di roditori intelligenti, pericolosi, legati da una struttura sociale così forte ed importante e da comprovati sistemi di intercomunicazione, ecco la coabitazione di un territtorio particolare tra uomo ed animale.
Un esempio di questa attenzione della gente comune si può andare ad ammirare al traghetto che si può raggiungere da Campo S. Felise , proprio di fronte alla riva opposta del Canal Grande dove si possono ammirare Cà Pesaaro e Cà Corner della Regina: il graffito di una pantegana inscritto nella colonna da un cittadino qualsiasi, con la data incisa (1643) ad attestare la vista di uno di questi pericolosi, intelligentissimi e furbi animali: anche questo è parte di Venezia e di tutte le sue anime: quella lumninosa ed artistica, quella funzionale e legata ai vari mestieri, e quella legata allo straordinario sottosuolo…cosi’, tra terra e cielo, tra mare e terra, tra terra e laguna!