Il desiderio e l’interesse dei veneziani verso la recitazione nacque già dal cinquecento, periodo in cui anche la pittura era concepita con le medesima esigenza scenografica delle grandi rappresentazioni: un esempio IL Convito in casa Levi del Veronese, conservato presso i musei dell’Accademia: la scenografia profana predomina sul dramma sacro. Essa moltiplica il numero delle comparse, le diverse espressioni, i diversi punti di vista nella solenne inquadratura architettonica che ricorda Palladio.
Funzionalmente all’esigenza dei veneziani più ricchi ecco che anche l’architettura stessa venne concepita per poter ospitare grandi rappresentazioni nei palazzi: in genere esse venivano allestite nella grande sala centrale corrispondente al lungo porticato terreno che caratterizza la pianta del palazzo veneziano per secoli.
La sala, che è illuminata da grandi finestrati del prospetto da un lato e dal cortile interno dell’altro divide in due parti simmetriche l’edificio e da decoro e grandiosità a tutto l’interno della casa.
Le “feste teatrali” hanno luogo in questa sala, che può accogliere numerose persone ma, a detta di Marin Sanudo, che ci ha lasciato puntuali descrizioni di spettacoli dei primi decenni del Cinquecento, lo spazio non basta mai tale è il numero di persone desiderose di assistervi.
Vi sono alcune sale , una per piano, che per ampiezza sembrano ideate proprio per il teatro: quelle al centro di Palazzo Pesaro degli Orfei, oggi Fortuny, ad esempio, lunga quarantacinque metri, tra le facciate verso Campo S. Beneto , illuminata da sette enormi finestre , e quelle verso il Rio della Cà Michiel, con lo stesso numero di finestre.La singolare pianta del palazzo che è uno dei più vasti di stile gotico di Venezia pone accanto e a servizio delle due corti a fianco dell’edificio, in modo che quelloa centrale diviene ancor più capiente ed aperta verso le facciate.
Non è da escludere che una disposizione così originale dell’interno dell’edificio sia stata fatta in funzione dell’allargamento delle due sale centrali che si trovano in ciascun piano, e non è da erscludere , in particolare, che ciò sia stato fatto in funzione di recite di spettacoli che alla fine del quattrocento, quando è stato costruito l Palazzo, già si presentavano nelle sedi signorili dei patrizi veneziani.
Avremmo così l’ipotesi di un palazzo-teatro prima che Palladio costruisse il primo teatro, poi scomparso, nel cortile di Palazzo Dolfin a Rialto nel 1565.
Marin Sanudo ci racconta con la sua solita precisione che il 9 febbraio 1514 veniva recitata la commedia ” Miles gloriosus” di Plauto in Palazzo Pesaro degli Orfei dalla Compagnia degli Immortali; il 3 febbraio 1515 una commeda pure degli Immortali ed una “Rappresentazione de Pàris” il 9 febbraio dello strsso carnevale; una nuova commedia in onore del principe di Bisignano nel 1521, una commedia del Ruzzante.
La recitazione di Ruzzante dava scandalo a causa di alcune “parole sporche”, dice il Sanudo, per cui si richiamava spesso i patrizi ad una proibizione emanata dasl Magistrato delle Pompe agli inizi del secolo per la crudezza del linguaggio teagtrale, ma la passione per la commedia vinceva ogni remora.
A leggere le cronache del tempo il piacere del teatro aveva un tale richiamo che non possiamo distaccare la struttura spaziale così ampia e solenne di tante saole centrali di palazzi patrizi veneziani dagli spettacoli che in esse avevano luogo e dalla funizione che esse erano chiamate a compiere, prima della costruzione di teatri veri e propri, costruiti e preposti a tale arte, che a Venezia nacquero e si moltiplicarono, riunendo così le menti e la collaborazione di tanti artisti e spettatgori provenienti da tutta Europa. Venezia dimostrò ancora di essere la capitale della cultura|