Ci troviamo nella calle dei Preti o del Pistor, ed andiamo a cercare un esempio di una traccia precisa legata ai templari, ai rosacroce, alla clavicola di re Salomone.
Passiamo il campiello dei preti o del pistor, su cui troneggia una meravigliosa vera da pozzo: sappiamo che nella chiesa di S. Pantalon ci aspetta l’immagine straordinaria dello spettacolare dipinto su tela, di grandissime dimensioni, forse il più grande in Italia e nel mondo,eseguito nell’arco di ventitrè anni (1680-1704) dal pittore veneziano Gian Antonio Fumiani che qui fu sepolto nel 1710.
All’interno di una prospettiva di notevole efficacia si narrano i momenti più salienti della vita e del martirio di San Pantaleone.
Ma ora torniamo indietro ed entriamo in Campiello Cà Angaran e troviamo una delle sculture erratiche più affascinanti della città: L’Imperatore bizantino (arte costantinopolitana del XII° secolo).
Nella collezione Dumbarton a Washington ne esiste uno quasi eguale e, secondo gli studiosi, si tratterebbe di Isacco II° Angelo (1185-1193 e 1203 – 1204) o del fratello Alessio (1195-1203).
Altre la datano addirittura al X° secolo e sostengono trattarsi di Leone VI° detto il Saggio Filosofo.
Lasciamo quindi questo campiello, ma non con il cuore e l’emozione, in quanto il mistero rimane tale: come sia finito appeso ad un muro questo tondo magnifico che in qualche modo rientra, nelle numerose tracce lasciate dai Rosacroce per chi, seguace ed introdotto è ancora alla ricerca dell’arcano che cela il tesoro legato alla clavicola (piccola chiave) di Re Salomone, che non è una vera chiave, ma appunto una serie di simboli e significati per portare l’affiliato alla pietra filosofale: cioè all’opera finita: un percorso umano ed alchemico insieme in questo mondo, nei suoi elementi, nella ricerca del divino…e dell’essenza stessa della vita.
E Venezia è una fonte di risorse e di scoperte.