La figura del Doge di Venezia è rilevante e i vari dogi si sono succeduti, amministrando assieme alle diverse strutture che formavano il governo della Serenissima questa gloriosa Repubblica.
Meno nota, ma non meno importante fu invece la figura della Dogaressa. Non tutte vengono ricordate, ma alcune sono rimaste, per la loro importanza, nella Storia di Venezia.
Nel 1075 il Doge Domenico Selvo sposò Anna Teodora Dukas, sorella dell’imperatore Bizantino Michele VII, il quale, essendo a tutti gli effetti Signore di Venezia, nominò in quella occasione il Doge “protosebasto”, titolo nobiliare deliota a carattere ereditario, permettendo al Selvo ed a Venezia di incrementare i suoi traffici con l’oriente, e ponendo quindi le basi per l’evoluzione di questa a Stato indipendente e Repubblica Serenissima.
Anna Teodora recò con sè una ventata di raffinatezza: introdusse l’uso della forchetta (cosa che scandalizzò il clero), insegnò alle dame l’uso del trucco e ripropose una danza originale bizantina.
In seguito invalse l’uso della cerimonia di incoronazione anche delle dogaresse, le quali dovevano sottoscrivere la promissione ducale del loro consorte, e rispettare assieme a loro tutte le procedure e le regole Dogali,(fungendo spesso da consigliere) oltre ad essere elementi scenografici delle sontuose cerimonie dogali, sfarzose e ricche per dare un segno di prosperità e potenza ai molti cittadini stranieri che soggiornavano nella Repubblica.
Nel caso delle incoronazioni della dogaressa Morosina Morosini (moglie di Marino Grimani) nel 1597, ed Elisabetta Querini (moglie di Silvestro Valier) nel 1694, vennero coniate delle oselle d’oro, argento e rame che vennero donate come medaglie.
E’ interessante il racconto di Pompeo Molmenti che nella sua “Storia di Venezia nella vita privata” racconta: ” basta riandare ai festeggiamenti che si facevano nell’incoronazione della dogaressa per comprendere che cosa doveva essere questa città nei suoi momenti di gloria”.
Nei “Cerimoniali” (1482-1592) e nel Sansovino si descrivono molti particolari sulle incoronazioni delle dogaresse Zilia Dandolo, moglie di Lorenzo Priuli (1557) e Morosina Morosini, moglie di Marino Grimani.
” Nell’incoronazione della Dandolo anche le Arti ebbero grandissima parte: il solo polischermo degli orefici, nella Regata nel Canal Grande, era seguito da 14 gondole coperte di damasco cremisino. La dogaressa visitò poscia in palazzo le varie Arti le quali avevano allestito le stanze con arazzi preziosi, tappeti, damaschi e drappi d’oro. Nella Sala del Gran Consiglio fu allestito un sontuoso banchetto”.
Ancor più sfarzosa fu la cerimonia di incoronazione della Dogaressa Morosina Morosini, moglie amatissima del Doge Marino Grimani, fu uno sfoggio di lusso e fantasia. Era il 4 maggio 1597. La dogaressa salì sul bucintoro: era vestita con stoffe d’oro, con un mantello d’oro a fiorami d’argento: in testa portava il corno ducale da cui scendeva un velo di seta e al collo una collana d’oro con una croce di diamanti.
L’accompagnavano magistrati e gentildonne vestiti di panni di seta, e la barca era seguita da un corteo di gondole: la barca dei “bombesari” (venditori di bambagia) aveva la forma di un carro antico trainato da due cavalli marini “così artificiosamente accomodati che parevano tirando che con le gambe si movessero”.
A prora il Dio Marino Adriatico reggeva il freno dei cavalli; a poppa Nettuno governava il timone. Alcuni figuranti rappresentavano l’allegoria di Venezia seduta sopra due leoni che incoronava il Doge e la Dogaressa rispettivamente affiancati dalla Giustizia e dalla Religione, alla Fede e dalla Prudenza.
Disegnato dallo Scamozza avanzava un tempietto chiamato “Teatro del mondo” che ospitava i gentiluomini che dirigevano i festeggiamenti. Musiche e suono di campane accompagnavano il corteo.
Queste cerimonie, seguite da regate, durarono fino al 1654, quando il Consiglio dei dieci decise:
“conviene nel proprio sostenimento de la grandezza pubblica prefiggere anco quegli ordini, che niente offuscando il lustro ed il decoro ne le cerimonie de ” le Dogaresse” non per togliere l’obbligazione di eccessivi dispendii, aggravanti in particolare l’Arte ed i popoli ad altri pesi obligati…..in ogni tempo a venire sia prohibito il farsi l’incoronazione de le Dogaresse come atione non necessaria et poco aggiustata alle moderationi del Governo”.
Fu così che venne moderata la gran pompa ed il grande dispendio di denaro, mossa oculata di una Repubblica saggia che non doveva dimostrare nulla della sua potenza con cerimonie elefantiache, considerando il bene del popolo e dell’economia stessa della Serenissima.
sono interessato alla storia della mia città,quindi questo blog mi va più che a genio
..molto interessata, Venezia e la sua storia è una delle mie manie