La storia dell’architettura e delle strutture della città vi Venezia è inevitabilmente legata al suo essere città d’acqua: per cui ogni elemento di questa straordinaria Serenissima (quella che tutti i Veneziani conservano nel cuore) è strettamente legato ai canali, ai rii ed alla laguna.
Non tutti sanno che le rive a Venezia sono l’accesso all’acqua: delle scale o scalette che dalle fondamenta portano direttamente all’uso della barca o della gondola: le rive sono pubbliche oppure private, e in questo caso, danno l’accesso ai cortili interni che in caso di acqua alta vengono coperti dalla laguna, ma che danno, al proprietario dell’abitazione, l’opportunità di poter salire in barca o in gondola direttamente sul rio, per poter seguire le strade liquide di questa unica città.
Naturalmente, come diceva Cassiodoro, i veneziani si spostavano attravero i canali e la laguna, per cui le “cavane” cioè i ricoveri di barche e di gondole erano assolutamente importanti, un pò come i garages ora.
Quelle in laguna erano casoni, con i tetti in paglia, molto semplici, altre invece, come quella che si può vedere nell’isola di San Giorgio Maggiore proteggeva i suoi natanti sotto il Convento.
Come attraverso rive e cavane l’acqua si insinua nell’interno delle costruzioni, e l’esempio del Rio del Santissimo che passa sotto il presbiterio della Chiesa di S. Stefano, un esempio illuminante ed unico della città che vive nell’acqua, e dell’acqua che attraversa la città, un connubio quasi magico, se non sacro, così questi accessi vennero prolungati verso la laguna con ripiani e gradinate sporgenti (rive) oppure atraverso i pontili. ESSi continuavano e continuano la parte terrestre della città, sfrangiandola sull’acqua e rendendone più labili i confini, con un effetto paragonabile alle merlature degli edifici veneziani che diluiscono otticamente la costruzione dell’atmosfera.
Un tempo sul molo e in altre zone della città prospicenti la laguna erano numerosi i pontili in legno, che si protendevano sull’ac qua per consentire l’attracco e quelle di carico e scarico delle merci: Tra questi quelli immortalati dalle incisioni di Jacopo de Barbari, e sono spesso illustrati dai quadri del Canaletto.
Pontili di legno ne sono rimasti pochi: quelli disposti a pettine lungo le principali vie di ormeggio e testimoniano l’esigenza di un rapido passaggio tra il traffico acqueo e quello terrestre: Jacopo de Barbari testimonia con una sua incisione quelli collegati alla punta di S. Marta,alla cui conclusione di vera un’edicola, cioè un ricovero degli attrezzi, costruito con il sistema delle palafitte, e di cui cii sono ancora due esempi, come quella di S. Maria Formosa, e anche Fondamenta degli Ormesini.
Uno degli elementi più caratteristici dei pontili è dato dalle “paline” lunghe ed esili pertiche piantate sul fondo del canale, quasi simili a canne di palude, che con la loro elasticità facilitavano la manovra di attracco della gondola, e alla pala più grossa era ed è sistemata una lanterna, che, illuminata di notte, tracciava la va per il gondoliere o il barcaiolo.
E queste lanterne, e questi approdi sono tutt’ora la parte più suggestiva e romantica di questa città unica: città d’acqua, di terra(strappata al mare) città d’arte, di seduzioni , di bellezza e di unicità che i veneziani, i veri veneziani hanno costruito, con il loro ingegno, con le proprie capacità, con la propria arte ed artigianato: noi siamo veneziani, e siamone fieri!!!!
Si però la Serenissima proibiva di impiantare pali,perché i pali fanno “paludo”