Vi sono alcuni significativi artisti del Rinascimento veneziano che all’epoca non vennero tenuti più di tanto in considerazione in virtù della loro precisa posizione estetica, anche se ottennero riconoscimenti da chi, le loro opere, poterono valutare ed osservare.
Un commediografo, Angelo Beolco, detto Ruzzante (1500-1542) fu uno autore degno delle opere stesse di Macchiavelli. Egli dovette la sua carriera artistica in gran parte ad Alvise Cornaro, di cui fu fattore.
Ruzzante divenne attore ed autore di commedie che rispecchiano la coscienza polemica dei contadini contro il mondo brillante e raffinato dell’aristocrazia del tempo. Egli aveva scelto per il tuo teatro i caratteri popolari, l’aspro linguaggio della campagna padovana, rispetto alle scintillanti commedie di un grande amico di Tiziano, quelle di Pietro Aretino e dei soggetti preferiti dal patriziato veneziano.
Alcune parole del “prologo” della ” Betìa”, recitata in Palazzo Ducale il 5 maggio 1523 chiariscono la posizione pragmatica del Ruzzante: ” Il naturale tra gli uomini e le donne è la più bella cosa che ci sia, e perciò ognuno deve andare per la via diritta e naturale, perchè quando tu cavi la cosa dal naturale essa s’imbroglia. Ma perchè gli uccelli non cantano mai così bene nelle gabbie come fanno sui salici, nè le vacche fanno mai tanto latte nelle città, quanto ne hanno fuori, alla rugiada, allo stato selvatico”.
Egli rivelava così una realtà che veniva dalla campagna alla nobiltà veneta toccata nel vivo, secondo le parole di Marin Sanudo, dal parlare denso e violento della gente dei campi, che faceva sentire le proprie angustie e le proprie reazioni con una forza non mai prima udita nella sua immediatezza realistica, ma anche con una teatralità vivacissima e fantasiosa, ricca di umanità e pronta ed aggressiva a un tempo, nella via comica dell’azione.
Sappiamo di sicuro che il Ruzzante fu ricordato anche dopo la morte ed uno dei suoi più ferventi ammiratori fu Galileo Galilei; il naturale, a cui il Rinascimento mirò in vario modo, dice Carlo Grabher, fu inteso dal Ruzzante in senso elementare ed integrale come ispirazione che deve essere tratta dal mondo più vicino ad uno stato di natura, quello della gente semplice ed istintiva.
Le sue commedie più note ” La Betìa 2, ” Parlamento de Ruzzante”, ” la Moschetta”, l’ “Anconitana”, la ” Piovana e la ” Vaccaria”.Esse furono rappresentate più che altro nel Palazzo di Alvise Cornaro che possedeva a Padova, e nelle case dei Patrizi veneziani, recitate dalle Compagnie della Calza.
Ci vollero diversi anni perchè a Ruzzante venisse reso l’onore di essere considerato un commediografo efficace, limpido, mordace e divertente, ed ora fa parte di diritto, della storia del Teatro Italiano.
Non sapevo dove suggerire questo spunto, mi sembra un personaggio degno di nota: http://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_Manucci
Grazie della segnalazione! ne farò ricerca e tesoro. Un saluto affettuoso, Piera