Venezia. misteriosa città d’acqua, creata sull’acqua, e tra le varie isole che la compongono i rii e i canali: l’ampiezza della laguna, le notti di nebbia, il buio profondo: per questo motivo vennero create le briccole (o bricoe): il toponimo nasce dalla necessità di dare dei colpi obliqui ai pali laterali, per cui venne creata una macchina inclinata di 15 gradi circa per poter indirizzare i pali laterali appunto nell’inserimento di questi preziosi legni appuntiti, ricavati dal larice e dal rovere, attraversando lo strato di fango, e trovando valida e solida base nel “caranto” un compatto strato di argilla e sabbia, solida base per sostenere non solo le bricoe, ma anche palazzi, ponti etc.
I tronchi erano in genere tre o quattro, e sulla sommità di questi gruppi, tenuti insieme da catene, veniva posto nei tratti della laguna o lungo i canali più importanti dei fanali, in modo da indicare le vie d’acqua e gli approdi.
Alle bricoe interne ai rii, in genere formate da un solo palo, venivano ancorate le gondole e le barche.
E proprio gli operai più umili, quelli che con i loro sforzi svolgevano il lavoro di “battipali”, lavoro pesante, faticoso che abbisognava della collaborazione di un gruppo, per cui di una sincronicità, diedero vita a dei canti meravigliosi, canti di lavoratori, canti di chi segue ritmi di ispirazione ed espirazione, intervallato dalle brevi pause, che, nel silenzio della laguna e trasportati dalle leggere brezze che portavano i suoni anche nella città divennero una colonna sonora meravigliosa: diverse voci, un ansimare quasi, la delicatezza e l’orgoglio di essere utili con la propria fatica allo sviluppo e all’importanza della loro Serenissima; il canto (con anche altre versioni, ma molto simili) diceva:
Oh, issa eh
e isselo in alto, oh
ma in alto bene, eh
poichè conviene, eh
per ‘sto lavoro, oh
che noi l’abbiamo
oh
ma incominciato, oh
ma se Dio vuole, eh
lo finiremo, oh
col santo aiuto, oh
viva San Marco, eh
repubblicano, oh
quello che tiene, eh
l’arma alla mano, oh
ma per distruggere, eh
el Turco cane, oh
fede di Cristo, eh
la xe cristiana, oh
quella dei Turchi, eh, la xe pagana.
I primi studiosi di canti popolari nel 1800 riuscirono a rintracciare questi pezzi, che forse più che canti possono essere definiti “ritmi”; G. Péullè, uno dei primi ricercatori scrisse: Al momento pertanto che più fervea nè lontani tempi l’opera del fabbricare questa mirabile città, doveva la laguna veneta risuonare tutt’all’intorno di quella monotona salmodia che i batti-pali intonavano e che noi udiamo ancor oggi laddove si gittano le fondamenta di qualche nuova fabbrica.
Voci meravigliose, suoni di fatica, che, accanto alle barcarole ( la più famosa quella veneziana di Mendelsshon n° 12) accompagnarono e tutt’ora, se si ha l’accortezza di astrarsi dalle voci comuni, vengono trasmesse dallo sciabordio della laguna, dal solcare leggero delle gondole sui rii più nascosti, nell’intonazione stessa della “lingua ” veneziana…tutto legato al mare, tutto mescolato al mare, un tutt’uno, di armonia, suoni fatiche e bellezza.
Tutto stupendo,ma non ti trovo più luciano
Luciano, finalmente ti ritrovo. Ho cercato tue email, io te ne avevo mandate ma non ho avuto risposta. Ora riproverò. Sappi che mi sei mancato veramente, specialmente in questo mio periodo tristissimo!!! Per ora un abbraccio affettuoso..sperando che tu mi riscriva. Io sono sempre tua amica. ciao, Piera!
splendido il tuo blog…
Luigi, ti rignrazio veramente per il tuo apprezzamento. Ti mando un caldo saluto, Piera
Seguo con molto interesse il tuo bellissimo Blog e ti faccio i miei più vivi complimenti per la tua dedizione. Solo un piccolissimo appunto.
Il dialetto veneziano si è evoluto, si è italianizzato, è difficile sentire esclamazioni che si sentivano anche solo 20 anni fa, ma ha una sua forma che andrebbe preservata, vedo sempre più spesso insegne in locali di Venezia scritte come si pronunciano, dimenticando spesso la L.
La L veneta si scrive L ma si pronuncia EA, si scrive gondola e si pronuncia gondoea, così anche per bricole.
Ciao Alessandro
Io so che le bricole furono messe dagli invasori,non so se francesi,austriaci o italiani perchè la Serenissima aveva un moto : palo fa paludo.Mi confermi questo o sto sbagliando io?
carissimo Roberto, da ciò che mi risulta le bricoile furono usate per deliomitare i canali già dal la fine del 1400. Un saluto affettuoso ed un grazie per avermi letto, con affetto, Piera