Nell’apparato legato alla liturgia ma anche allo sfoggio di potenza e di ricchezza, le processioni a Venezia costituivano per la nobiltà ed il popolo veneziano momenti di gran giubilo: spettacoli in cui le scuole, gli ordini religiosi, il patriziato, la Signoria e lo stesso Doge potevano far sfoggio di quanto più prezioso possedevano in un’aria di festa e di composta solennità, quasi un rituale che si inquadrava nelle architetture nel fasto e nel colore tutto orientale della città.
Numerosi sono i quadri che immortalano questi momenti, dipinti da grandi pittori come Gentile Bellini e Giovanni Mansueti.
Ma molto meglio è poter seguire la descrizione tramandataci da Marin Sanudo, attraverso i suoi diari, di una solenne processione svoltasi in Piazza San Marco, che ebbe luogo il 10 ottobre 1511, in occasione della Lega Santa , promossa da Giulio II di Spagna, l’Inghilterra, gli Svizzeri e Venezia, contro il re di Francia.
Piazza San Marco appariva animata dagli stendardi al vento, in un tripudio di colori sullo sfondo di Palazzi ornati da ricche stoffe appese alle finestre, da gonfaloni sgargianti e tappeti orientali.
Persino le statue degli Apostoli nella Basilica di San Marco erano adornate di paramenti sacri, tra il luccichio dorato delle coperture di festa delle balaustre, i velluti rossi decorati in oro e di broccato sui pulpiti, ed i tesori più preziosi della chiesa bene in vista.
Nella processione appariva prima la Scuola grande della Misericordia, con i candelieri dorati ed il baldacchino di velluto posto sopra il porta reliquie, tra le quali la famosa icona d’argento donata dal Cardinale Bessarione; seguiva la Scuola della Carità con il cappello di porpora del Cardinale sul vassoio, poi la Scuola di San Giovanni Evangelista, quella di San Rocco, che aveva come emblema il Crocefisso e non lo stendardo, ultima la Scuola di San Marco.
Lo storico narra che per decreto del consiglio dei dieci non potevano sfilare più di cinquecento confratelli popolari per scuola, a parte quella di San Marco (600) secondo la concessione fatta in seguito all’incendio della sede nel 1485.
Il corteo di ogni scuola era preceduto da ventisette bambini: ” putini piccoli vestiti in modo de anzoleti, quali tutti portavano arzenti in mano”.
Un altro personaggio sfilava davanti ad un’altra scuola, e rappresentava la Giustizia, con la spada nella mano destra e la bilancia d’argento in quella sinistra. Altri portavano doni fatti alla Scuola, come il piccolo trono d’argento donato dalla duchessa Beatrice Sforza a Gian Antonio Dandolo.
Al centro, sotto il baldacchino, spiccava la croce astile delle scuole, accanto alle immagini ed alle reliquie dei protettori, perfino la Pace e la Misericordia erano personificate da due fanciulle che recavano due motti in latino.
Facevano seguito le immagini dei re di Inghilterra e Spagna, del Papa con due cardinali, mentre il re di Francia era circondato dalle fiamme e portava una scritta che recitava: Signore aiutami perchè sono bruciato in questa fiamma.
Dopo le Scuole grandi era la volta degli ordini religiosi che recavano reliquie, argenti ed immagini con iscrizioni, tra cui un “San Marco” che dice: ” Son Marco Evangelista tuo tutore, ch’è sempre davanti a Dio e Protetore. Non creder figlia mia m’abi smendicato: la tua corona illesa t’ho servito cessa i sospir, cessa li to pianti che felice ti farò più ch’a inanti”
Intanto suonavano le campane, mentre gli artiglieri delle navi alla fonda sparavano a salve ( “soni di tromba e pifari e trazer di artillerie da li nobili erano in porto”).
Naturalmente quello vestito più lussuosamente era il Doge, Leonardo Loredan (vestito di un manto di ristagno d’oro fodrà di armellini e con il bavero di armellini el soto vesta de veludo cremixi e in capo havìa bareta di restagno d’oro, ma avanti li era portata una confeteria, la bareta ducal di zoie”).Lo seguivano i procuratori, i membri del Consiglio dei Quaranta e del Consiglio dei Dieci e centocinquanta patrizi (“s’chè fu bellissimo veder tanta nobiltà”).
La Processione, iniziata alle 16 finì alle 21 ( ” et con gran jubilo et leticia di tutta la terra et a confusion de rebelli”).
Tutto lo sfoggio di una Repubblica allora solidissima, ricca e potente che poteva ostentare tanto sfarzo ed opulenza, a metà tra occidente ed oriente: uno spettacolo imponente e magnifico.
Venezia è stupenda!