Rosacroce ed Alchimia: Venezia come centro di irradiazione

Le Confraternite a Venezia ebbero una grande importanza culturale e politica, e tra quella dei “taiapiera”, nata come loggia massonica, e quella dei ” Maestri Vetrai”, nata e costruita attorno all’alchimia e con gli alchimisti, ecco che nacque una importante società segreta, chiamata ” Voarchadumia” , il primo elemento di congiunzione tra costruttori, alchimisti, rosacrociani e nuovo elemento di unione dei liberi muratori.

La Società prese nome dal libro di Giovanni Agostino Pantheo, pubblicato nel 1530, con il quale l’autore volle mettere ordine tra le diverse interpretazioni dei metodi e degli studi dell’alchimia.

imagesCATEYJ90.jpgimagesCARA2091.jpgSecondo lo stesso Panteo il termine Voarchadumia è un barbarismo, composto dalla parola caldea Voarch che significa oro, e dall’espressione ebraica ” Mea à Adumot” ovvero due cose rosse, per indicare, come afferma il titolo del suo trattato “le cementificazioni perfette”, qundi  monas 1.jpgmonas 2.jpgtraducibile come ” oro delle due cementificazioni perfette”.

 

imagesCA4KXVYP.jpgJohn Dee nell’introduzione al suo ” Monas Hyerogliphica” confermerà che non occorre andare in India per diventare filosofo,per cui diversi studiosi ed alchimisti definiscono la Voachardumia come “arte liberale dotata della Virtù della Scienza detta altrimenti scienza cabalistica dei metalli, o anche come regime segreto che dimostra e fa vedere chiaramente la disposizione, l’illuminazione, la conversione, la costrizione, la ritenzione, la metallificazione, la purificazione, la moltiplicazione e la proporzione dei corpi naturali…secondo Fulcinelli, uno dei più grandi alchimisti vissuti, ne la dimora filosofale “l’alchimia o la voarchadumia”, è parte della scienza che insegna la trasmutazione dei metalli”.ars-et-theoria_thumbnail.jpgDurante la vita di Panteo(1517-1535) si assisteva ad un rinnovamento dell’alchimia attraverso l’adozione dell’allegoria cristiana e cabbalistica.

 

tetr.jpgASgrippa.jpgimagesCABC1FAU.jpgimagesCATY9ZJD.jpgMolti studiosi, tra cui Johannes Reuchlin (1455-1522) ed Enrico Cornelio Agrippa (1486-1535) appresero le scienze occulte proprio a Venezia. Se nello Stato vaticano o in altri stati le scienze alchemiche erano strettamente  perseguire, a Venezia esisteva una tolleranza, nonostante la proibizione formale della pratica dell’Alchimia,  per cui i liberi  pensatori, gli studiosi si ponevano al riparo della Serenissima per poter continuare i propri studi ed i propri confronti.

 

 imagesCA6R1IHU.jpgimagesCA6PVQAS.jpgPer cui c’ era un proliferare di pubblicazoni altrimenti vietate, ed anche un brulicare di imagesCAEUBLGO.jpgnuove sette, come ad esempio la cosiddetta ” Società angelica” di cui facevano parte Francesco Colonna, che nell’Hypnerotomachia Poliphili allegoricamente parla della propria iniziazione, la Voarchadumia appunto, di cui fece parte anche il pittore Giorgione ( famosa per simbolismi La Tempesta – Gallerie dell’Accademia, Venezia).

imagesCAVOUY6J.jpgimagesCA8CX9SV.jpgLa Venezia dell’epoca poteva considerarsi  come il centro di irradiazione della rinnovata corrente di quella che tra il 1220 e il 1300 con Tommaso D’Acquino, attraverso la sua ” Aurora Congursen” presentava il processo alchemico come ulteriore esperienza interiore di rigenerazione (Poliphilo), sia come progetto politico che avrebbe dovuto dare il via al nuovo stato che si sarebbe dovuto basare più sulla Saggezza che sulla Potenza.imagesCATPOY8X.jpgimagesCAEGG7UU.jpgimagesCA2BK3PK.jpgimagesCA0W9L17.jpgCome già detto,con l’opera di Panteo si ebbe per la prima volta un accostamento tra Cabbalah ed Alchimia, con l’introduzione di numeri ebraici del Tetragrammaton.

Il grande alchimista Johnn Dee ricevette in omaggio il prezioso volume di “Voarchadumia contra Alchimia” dal suo estimatore, amico e non ben conosciuto alchimista veneziano Giovanni Battista Agnelli.

Il manoscritto con la dedica e note a lato viene conservato al British imagesCA5VLYFY.jpgimagesCAMBFHGC.jpgimagesCAMBNTR8.jpgMuseum di Londra.

Facebook Comments

2 thoughts on “Rosacroce ed Alchimia: Venezia come centro di irradiazione

  1. Ottima ricerca, caro Aldo. «Aurora Consurgens» è uno dei testi più celebri di alchimia. È stato da sempre attribuito a Tommaso d’Aquino (1225-1274), santo e Dottore della Chiesa di Roma, non solo perché il nome del «Doctor Angelicus» appare in calce al frontespizio dell’opera, ma – come ha notato Gustav Jung (1875-1961) in «Psicologia e Alchimia» – per il fatto che nella prima parte dello scritto non vengono mai menzionati, quali autorevoli autori su temi dell’Arte, alchimisti come Arnaldo da Villanova (1240-1313) e il suo discepolo Raimundo Llull (1235-1316), contemporanei dell’Aquinate, della cui opera egli non con tutta probabilità non era venuto a conoscenza, mentre cita molti filosofi Greci ed Arabi. Tra questi sono Morieno (VII-VIII secolo) e il suo discepolo il principe Khalid (660-704), Alfidio (del quale nulla si sa se non che visse tra il X e l’XI; nulla è rimasto dei suoi scritti, ma è sovente citato in vari trattati) e Senior Zadith, filosofo arabo del X secolo.
 Questi compare come uno degli interlocutori della disputa filosofica trattata in «Turba Philosophorum», il cui vero nome presumibilmente era Muhammad ibn Umail al Tamimi.
    Jung eliminò velocemente il problema dell’attribuzione dell’Aurora a Tommaso d’Aquino, propendendo, invece, per un chierico versato tanto nella «Vulgata latina», la traduzione della Bibbia in latino dall’originale ebraico fatta a Betlemme da Sofronio Eusebio Girolamo (347-420) con l’aiuto di un rabbino nel V secolo, quanto in alcune cognizioni di ordine alchemico – la cui pratica era molto diffusa all’epoca – che volle accostare la figura del Cristo alla Pietra. 

    Quasi tutti gli studiosi che si sono occupati della paternità dell’opera, divisa in due parti non sempre compresenti in tutti i manoscritti, sono concordi nell’attribuire a Tommaso esclusivamente la stesura della prima parte che mette in relazione il Cristo con la «Lapis Philosophorum». 
Al fondo vi sono motivazioni anche di ordine sintattico. Infatti, mentre il latino elegante della prima parte è più fluido, più dotto e molto vicino allo stile usato da Tommaso per altre opere, anche di natura alchemica – vedi i trattatelli «De Lapide Philosophico» e «De Arte Alchemica», i ventuno capitoli della seconda parte – dove vengono trattate varie materie complementari all’alchimia ed essenziali al confezionamento della Pietra, sono scritti in un latino spiccatamente medioevale e poco scorrevole. 
La prima parte era stata pubblicata già in passato, in latino, all’interno della monumentale raccolta di testi alchemici di Jean Jacques Manget (1652-1742) denominata «Biblioteca Chemica curiosa seu rerum ad alchemiam pertinentium thesaurus instructissimus» pubblicata a Ginevra nel 1702 ed è contenuta nel terzo volume dell’opera junghiana, edita a Zurigo nel 1957 intitolata «Mysterium Coniunctionis», sotto il titolo di «Aurora Consurgens. Ein dem Thomas von Aquin zugeschriebenes Document der alchemistischen Gegensatzproblematik», a cura di Marie Louise von Franz, allieva di Jung. 
In questo libro sono state tradotte in tedesco sia la prima che la seconda parte, entrambe contenute nel Codex Rhenovacensis n. 172 chiamato così per la sua provenienza dalla famosa biblioteca dell’abbazia benedettina di Rheinau, presso Zurigo. Si tratta dell’unico codice che contiene sia la prima parte, attribuita a s. Tommaso, che la seconda, pseudoepigrafica, di attribuzione dubbia. Esso è arricchito dalle celebri miniature illustrative delle materie trattate. 

    Per essere precisi, in verità il Codex Rhenovacensis non contiene tutta la prima parte, essendo stata questa mutilata nelle sue prime quattro parabole.

 La prima parte meglio conservata è quella che si trova nella Bibliothèque Nazionale di Parigi. Il codice, lungi dall’essere perfetto in quanto non comprende tutte le parti dell’opera, può essere comunque un validissimo strumento nelle mani di tutti i sinceri figli di Hermes.

  2. ti ringrazio per l’approfondimento esaustivo, estremamente interessante! Spero che tu continui a leggermi, e ti saluto con cordialità, ciao,Piera!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *