Il Palazzo Grimani a S. Maria Formosa è un palazzo di Venezia nel sestiere di Castello. Il Palazzo, dimora del doge Antonio Grimani fu ampliato alla metà del 500 dal Patriarca di Aquileia Giovanni Grimani.
Uomo colto ed appassionato collezionista di arte classica e di archeologia pare ne abbia personalmente apportato le modifiche.
Interessante è la sala di Psiche affrescata da Francesco Menzocchi, Camillo Mantovano e Francesco Salviati nel 1540 circa.
La maggior parte delle opere della collezione sono state distribuite in vari musei, ad eccezione di una parte che è raccolta nel Museo Archeologico all’interno delle Procuratie Nuove a Venezia.
Il Palazzo di S. Maria Formosa, appartenendo ai Grimaldi, nota famiglia di collezionisti ospitò in due epoche, nel 500 e nel 700 una raccolta di antichità greche e romane, di cui resta notizia in alcuni manoscritti conservati ora in Archivio di Stato di Venezia.
La famiglia Grimaldi, una delle più illustri di Venezia annoverava tra i suoi membri più illustri il Doge Antonio, il Cardinale Domenico, i nipoti Vittore, Procuratore di S. Marco, e Giovanni, Patriarca di Aquileia. Tutti grandi collezionisti.
Domenico acquistò la Biblioteca di Pico della MIrandola, e lo splendido breviario canto-bruggese ora conservato alla Biblioteca Marciana. Nel 500, come già detto, Giovanni decise di ampliare il palazzo e creò una sorta di Museo a pianta centrale con una luminosa lanterna.
A poca distanza dal monastero di S. Antonio di Castello dove era conservata la grande biblioteca creata da Domenico Grimani, seconda soltanto a quella bessarionea di S. Marco, venne creato il convento francescano di S. Francesco della Vigna, grazie alla presenza di un altro patrizio Veneziano, Francesco Zorzi, che era divenuto un punto di riferimento europeo per la filosofia ermetica e cabalistica.
Nelle sue opere stampate a Venezia c’è Pacem ed Harmonia Mundi (1525) e Problemata (1536) si poteva trovare una sintesi originale dei temi dell’armonia e della concordia universale.
A Lui ci si rivolse per suggerisse all’architetto Jacopo Sansovino le proporzioni ideali per la costruzione della chiesa di S. Francesco della Vigna, che di seguito divenne importante nel disegno dell’autocelebrazione familiare di Giovanni Grimani.
La vita culturale di Venezia del 500 e le sue biblioteche, mete di eruditi e studiosi italiani ed Europei traevano i loro studi dall’Aristotelismo, il neoplatonismo, ermetismo e cabala si fondevano fra loro, e grandi maestri come Ficinio, Poliziano, Pico, Erasmo, Grimani e Zorzi entrarono in contatto o attraverso le loro opere , cosa che portò ad uno straordinario sincretismo, specie nella generale reverenza verso autori antichi ed a testi sacri delle religioni.
Ora il museo è stato riaperto, conserva alcune opere, interessanti, non tutte, ma vale la pena di entrare in quelle sale e godere del maginfico palazzo e dei suoi fantastici reperti.
Piera ciao toccata e fuga,in questo palazzo Giacomo Casanova nel 1743 vi abitò per breve tempo ospite di Alvise Grimani,e in questo palazzo nel 1782 per una disputa con Giovanni Carlo Grimani , le scrisse contro il famoso opuscolo Ne amori ne donne,ovvero la stalla ripulita,molto scandaloso e diffamatorio per il padrone di casa (lo sai che Lui era vendicativo,ma giustamente)e questo le costò il Suo secondo e ultimo esilio dalla sua amata Venezia.Mi fermo, sicuro che tutto il resto Lo conosci ciao e alla prossima luciano
ho visto che è pubblicato un quadro Bosch, è vero il pittore ha soggiornato per un periodo a Venezia?
E possibile avere notizie in merito?
Cara giancarla. Si pensa che Bosch abbia soggiornato a Venezia nel periodo che va dal 1500 al 1504. Infatti quattro quadri a lui attribuiti sono ora conservati presso il Palazzo Ducale: L’Ascesa all’Empireo faceva parte della Pinacoteca di Palazzo Grimani; gli altri sono ” Il aradiso terrestre”, la ” Caduta dei Dannati” e “l’Inferno”. Grazie per la tua attenzione ed un affettuoso saluto, Piera